Il trionfo della morte
Caratterizzato da una spiccata e raffinata sensibilità emotiva, sempre pronto ad analizzare sotto ogni aspetto ogni singolo evento vissuto e ogni singola emozione, Giorgio Aurispa è fatalmente prigioniero di una malia che lo attrae verso la morte e che lo lega indissolubilmente al destino del suicida zio Demetrio e a cui Giorgio si sente legato da una comune spiccata sensibilità d'animo e di insofferenza verso la mediocrità della vita. Questo malessere malinconico lo porta più volte a progettare il suicidio, ma senza arrivare fino in fondo, strappato ogni volta da un primitivo attaccamento alla vita, manifestato dapprima attraverso l'irruente passione dell'amante, poi attraverso il ritorno alla terra e alle proprie origini (che lo portano al tentativo di fondersi con la natura e con uno stile di vita più semplice), poi abbracciando il misticismo religioso; infine, attraverso una totale e fiduciosa adesione allo spirito dionisiaco delle teorie superomistiche nietzschiane, capace di renderlo finalmente libero da ogni debolezza umana. Incolperà poi l'amante, Ippolita Sanzio, di essere il vero ostacolo per liberarsi dall'oppressione della morte, a causa della sua passione lussuriosa che gli assorbe ogni energia vitale e, con essa, qualunque tentativo di elevarsi ad una vita intellettuale superiore, rendendola di fatto la "Nemica" da sconfiggere.
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