Antonio Fiore Ufagrà. Passato, presente, futurismo
Antonio Fiore, nato a Segni nel 1938, è considerato dalla critica specialistica l'erede dei futuristi dell'ultima generazione. Non si considera però un epigono del movimento marinettiano, bensì un continuatore dello spirito futurista, lo stesso che gli trasmisero direttamente alcuni protagonisti dell'ultimo Futurismo con i quali ebbe rapporti intensi e fecondi. Fu infatti Sante Monachesi nel 1978 ad indirizzarlo verso la ricerca post futurista facendolo aderire al Movimento AGRÀ che aveva fondato nel 1962, battezzandolo futuristicamente UFAGRÀ (Universo Fiore AGRÀ). Conobbe anche Francesco Cangiullo, famoso poeta parolibero futurista, che gli trasmise suggestioni per i contenuti delle opere della prima stagione. Con Elica e Luce Balla, le figlie del Maestro del Futurismo, il pittore di Segni e la sua famiglia hanno vissuto una lunga, cordiale e feconda amicizia tessuta anche fra i ricordi entusiasmanti della vicenda futurista del padre. Infine, ha avuto rapporti con Mino Delle Site e Osvaldo Peruzzi, futuristi dell'ultima generazione e, soprattutto, con Enzo Benedetto, futurista anche lui che con la Dichiarazione Futurismo Oggi del 1967 sancì la continuità ideale del Futurismo. A Fiore Benedetto lasciò idealmente il testimone della continuità dell'ideale marinettiano. Tali contatti con i futuristi sono documentati per la prima volta dalle pagine inedite di memorie scritte molti anni fa dalla moglie dell'artista, Maria Pia e riportati per la prima volta nel testo di Massimo Duranti, in occasione della grande antologica di Fiore al CERP, Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia che, pur non negando i debiti di Fiore verso il Futurismo, tende ad affrancarlo dall'etichetta di post futurista. La cosmopittura del pittore segnino viene in tale occasione ridefinita come un preciso linguaggio evolutivo di un'idea che esplora spazi siderei non conosciuti, dove l'artista immagina colori e forme fiammeggianti che fluttuano magmaticamente nel vuoto.
“....Antonio Fiore è un erede genuino del Futurismo. Egli col suo ribollente lessico cosmico, che in passato mi ha fatto pensare all'universo di Gordon Flash, ha rielaborato la compenetrazione, la simultaneità e le linee-forza del dinamismo futurista, con spremiture del Balla interventista. Ogni sua opera è una sorta di sinfonia delle componenti lessicali del Futurismo storico, aggiornato dalle gaie “note” affidate al pentagramma del suo prorompente estro metamorfico. Con tali “note” ha creato magmatiche musiche visive, fluttuanti ed esplosive, costantemente direzionate verso l'alto, talora oggettivando la sua propensione all'horror vacui in opere sagomate, talaltra spingendosi ad accogliere addirittura sagome metalliche di astronavi”.
GIORGIO DI GENOVA
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