Adelchi (annotato): edizione integrale arricchita da una biografia dettagliata e dal saggio "Dell'equivalenza manzoniana"

Edizione integrale arricchita da:



- biografia dettagliata

- saggio “Dell'equivalenza manzoniana”









SINOSSI



Alessandro Manzoni, celebrato autore de “I promessi sposi”, si cimentò anche nella stesura di due tragedie. Dopo “Il conte di Carmagnola”, nel 1822 pubblicò l’”Adelchi”, opera in cui si narrano le gesta del principe longobardo eponimo durante l’invasione dell’Italia da parte di Carlo Magno. Gli Italiani, schiacciati dal giogo oppressore dei Longobardi e su sollecitazione del Papa, chiamarono in aiuto i Franchi di Carlo Magno. Il giovane Adelchi, seppure consapevole della sconfitta e dell'insensatezza di quella guerra, combatté seguendo fedelmente gli ordini del padre e al termine della stessa risultò essere, grazie alla sua pietà per vincitori e vinti, il personaggio di maggior valore morale, oscurando anche la figura Carlo Magno.

L’intenzione principale di Alessandro Manzoni era rappresentare la contrapposizione tra oppressori e oppressi, creando un parallelismo con la situazione degli Italiani a lui contemporanei sottoposti al dominio straniero.

Dedicata alla amata moglie Enrichetta Blondel e poco adatta a una rappresentazione teatrale, con quest’opera Alessandro Manzoni rivoluzionò definitivamente gli stilemi delle tragedie in Italia.

La versione integrale qui presentata è arricchita dalla biografia dell’autore e dal saggio “Dell’equivalenza manzoniana”.







L’AUTORE



Alessandro Manzoni, inarrivabile autore de “I promessi sposi”, nacque a Milano nel 1785 da Don Pietro Manzoni e Giulia Beccaria, figlia di quel Cesare autore de “Dei delitti e delle pene”, sebbene si dicesse che in realtà fosse il frutto di una relazione adulterina della madre con Giovanni Verri, fratello cadetto di Alessandro e Pietro, noti esponenti dell'Illuminismo.

Dopo avere trascorso la sua gioventù presso alcuni collegi gestiti da religiosi nel milanese e in Svizzera, a trenta anni si riunì A Parigi con la madre appena rimasta sola a causa della morte del compagno Carlo Imbonati. Ivi conobbe e sposò con rito calvinista la prima moglie Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere, da cui ebbe dieci figli. All’età di trentacinque anni si convertì al cattolicesimo di stampo giansenista. Da quel momento la sua vita e la sua produzione artistica mutarono radicalmente.

Dopo la morte di del padre Don Pietro Manzoni, si trasferì definitivamente a Milano con tutta la famiglia.

La sua vita fu ricca di gioie e affetti, ma anche di molti dolori (le due mogli e ben otto dei suoi figli gli premorirono).

Studioso e letterato, dedicò tutta la sua vita alla poesia, di cui di lascia opere immortali quali “Marzo 1821” e “Cinque maggio”, e alla stesura de “I promessi sposi”, il romanzo romantico e risorgimentale per antonomasia, capolavoro assoluto dell’Ottocento, a cui lavorò indefessamente per quasi trenta anni. “I promessi sposi”, opera rivoluzionaria che ebbe un successo di pubblico e di vendite senza pari che si protrae sino ai giorni nostri, procurò ad Alessandro Manzoni fama internazionale, ma nessun ritorno di natura economica.

Morì ottuagenario nel 1873, acclamato come patriota e padre della lingua italiana moderna.

In suo onore Giuseppe Verdi compose ed eseguì una “Messa da requiem”.

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