De Vincenzi e il mistero di Cinecittà

Dodici persone si trovavano riunite nella serra d’inverno dell’albergo.
Dodici persone visibili, di sangue carne muscoli e ossa, che vestivano panni, pensavano, agivano: e una tredicesima invisibile, tanto più presente nella sua essenza incorporea. Sicché ognuna delle altre poteva averla accanto e addosso, muta, inavvertita e implacabile.
Dodici persone, provenienti da lontane parti del mondo, o che da assai lontano tornavano. Inconsapevolmente legate a un comune destino, quotidianamente giocavano col tragico e consideravano la tragedia materia di speculazione artistica e di commercio, ideandola, plasmandola, rendendola parlante e viva sullo schermo.
A riunire quelle persone lì dentro erano stati i milioni di Giucé Caienni e di Micheluccio Vernieri, e la volontà di Vassilli Boldviski. Queste due forze, una bruta e l’altra brutale seppure intelligente, avevano creato l’Acidalia Film, casa cinematografica annunziatasi subito solida e potente. Che i milioni ci fossero nessuno poteva dubitare dopo la pubblicità data ai grossi depositi in banca, alle elargizioni benefiche, all’acquisto di un immobile principesco, che accoglieva nelle sue grandi sale, con gli uffici della Società, un battaglione di impiegati, di tecnici, di fattorini.

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