La regalità in epoca micenea: Anax e Basileus nelle tavolette in Lineare B
Da quel momento, con la scoperta successiva di un sempre maggiore numero di tavolette, sia a Cnosso che a Pilo in Messenia e a Micene (più tardi anche a Tebe e Tirinto) e di iscrizioni su vasi (a Tebe, Tirinto, Eleusi, ecc.), ci si pose il problema della decifrazione di questi testi: ancora oggi però esso è solo parzialmente risolto, in quanto, mentre la scrittura Lineare B è stata decifrata, la scrittura geroglifica e la Lineare A, ad essa anteriori, rimangono ancora pressoché indecifrate.
Il merito della decifrazione della Lineare B va all’architetto inglese Michael Ventris, che nella ventesima ‘Work-note’ intitolata “Are the Knossos and Pylos tablets written in Greek?”, annunciò che essa era una lingua greca; naturalmente greco arcaico, parlato nel II millennio a. C., che convenzionalmente è stato chiamato “miceneo”.
I testi micenei possono essere un complemento, più o meno valido secondo i casi, dei dati offertici dall’archeologia; essi forniscono – sebbene con comprensibili difficoltà e incertezze da parte degli studiosi – un contributo notevole ed interessante alla problematica delle origini della civiltà greca.
La decifrazione ha mostrato che esistono punti in comune, in primo luogo a livello terminologico, con la successiva civiltà greca. Infatti, per quanto riguarda le istituzioni, e in particolar modo la regalità, vediamo che uno dei termini che designa il sovrano in Omero, cioè ἄναξ, si ritrova nelle tavolette nella forma wa-na-ka e, si è ormai certi, con lo stesso significato.
L’altro termine che designa ugualmente il sovrano in Omero (pur se con alcune differenze), βασιλεύς , si ritrova nelle tavolette nella forma qa-si-re-u, ma non sembra però avere lo stesso valore semantico con cui appare nei poemi omerici.
Il testo analizza la realtà offerta dai documenti micenei e la confronta con il quadro omerico, verificando se e quanto è possibile accomunare queste due realtà.
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