La casa sull'estuario


Dick Young è un giovane inglese con un modesto e banale impiego in una casa editrice londinese e un'ambiziosa moglie americana che lo vorrebbe a New York, a lavorare nella fiorente impresa editoriale di suo fratello. Un giorno Dick viene invitato a cena dall'amico storico dei tempi di Cambridge, Magnus Lane, divenuto nel frattempo un luminare della biofisica. Durante la cena Magnus accenna quasi di sfuggita alla possibilità di poter ospitare l'amico e la sua famiglia a Kilmarth, nella casa in Cornovaglia ereditata dai genitori. Un'offerta allettante. Il miraggio di lunghe, incantevoli giornate passate a poltrire in un giardino o a veleggiare in una baia è certamente preferibile, per Dick, alla prospettiva di un fastidioso trasferimento a New York. Dopo qualche bicchiere di brandy, Magnus raddoppia la sua offerta: nel laboratorio di Kilmarth ricavato nella vecchia lavanderia seminterrata, Dick potrebbe sperimentare qualcosa di straordinario: una droga, ottenuta mescolando una certa pianta con delle sostanze chimiche, che non trasporta come la mescalina o lsd in un luogo fantastico popolato di meravigliosi fiori esotici, ma in un mondo reale, fatto di esseri altrettanto reali: il passato. Soggiogato dalla personalità di Magnus, Dick accetta. Una volta nella casa sull'estuario, nel macabro laboratorio popolato di embrioni sotto vetro e di teste di scimmia, beve la pozione preparata da Magnus e si ritrova nella Cornovaglia del XIV secolo, al cospetto di dame e cavalieri, spettatore invisibile di drammatiche vicende di nobili famiglie, di intrighi e aperte rivalità, di amori e segreti inconfessabili. La scoperta di Magnus Lane potrebbe cambiare le sorti del mondo se, nell'uso prolungato della sua pozione, passato e presente non cominciassero a sovrapporsi in una pericolosa spirale, e il gioco del tempo non si mutasse inesorabilmente in dramma.


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