L'Antologia di Gian Pietro Vieusseux: (Italian Language) (Interesting Ebooks)

- Autore
- Paolo Prunas
- Editore
- ROMA - MILANO SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI DI ALBRIGHI, SEGATI & C.
- Pubblicazione
- 23/08/2014
- Categorie
Example in this ebook
In un giornale di letteratura, che a' giorni suoi belli godette di buona rinomanza, comparve, non sono molt'anni, un articoletto, nel quale si asseriva che la storia dell'Antologia non piú fosse da scriversi. E l'autore di quell'articoletto, che non era un gran che e non valeva gran cosa, può con profitto risparmiare a sé la lettura di questo libro, nel quale mi sono appunto proposto di tutta narrare la storia del giornal fiorentino. Per gli altri (né forse son pochi), spero non aver fatto lavoro inutile in tutto.
Que' dodici anni di vita dell'Antologia ebbero nello svolgimento del pensiero italiano tale importanza, che molti per certo sono i libri ne' quali, piú o men brevemente, a quella vita si accenna: del come, giudichi il lettore da sé. Io rammento soltanto che in un libricciuolo (dove spesso è discorso di una Casa d'Est, quasi [viii] avesse anche a esserci una Casa d'Ovest), d'altre cose parlando si tocca dell'Antologia; e si dice il Vieusseux “un distinto giovane,... dotato di buoni studî, conosciuto da tutta la società intelligente fiorentina„; il quale “già dal 1817 dimorava in Firenze„: il Vieusseux, che anco innanzi al '17 vi era pur stato, ma ripartitone per lungo viaggio, solo nel '19 vi pose sua stanza; il Vieusseux, che aveva allora già oltrepassato il quarantesimo anno; l'educazione del quale, il Tommaséo, amico carissimo suo, riconosceva[1] “non assai letteraria„; che da sé stesso, anzi, confessava di “poco„ aver letto innanzi che l'attività sua gli aprisse altra via che quella de' commerci; e tanto conosciuto nel primo suo fermarsi in Firenze, che il Niccolini (ma non so s'egli facesse parte della “società intelligente„) il Niccolini, nell'aprile del '20 (tre mesi cioè dopo aperto al pubblico il Gabinetto), scriveva al Capponi: “Un certo Vieusseux ginevrino ha messo qui un gabinetto di lettura„.
Ma di troppe altre notizie, peregrine se non esatte, è ricco quel libricciuolo: né io voglio togliere al lettore il gusto di notarle da sé. Rammento invece un altro libro, nel quale poche pagine fanno parola dell'Antologia, e scarsi documenti vi sono riportati, e qualche epigramma, attinti all'Archivio di Firenze e altrove. Ma vegga il lettore se sia sistema di critica buono, mutare, come piú giovi o piú piaccia, i documenti che si allegano, e fin dividere a mezzo uno spiritoso [ix] epigramma! E in altro libro piú grosso, che pur tratta d'altre cose non male, nel fare menzione dell'Antologia i medesimi documenti si riportano co' mutamenti medesimi (quello dell'epigramma compreso), perché quantunque si citi in esso non di rado l'Archivio, quel libro piú grosso si nutre in verità del piú piccolo; come accade tra' pesci. Ma, quel che è peggio, rammento che in un trattato di letteratura, che pur va per molte scuole d'Italia, s'insegna a' giovani, che nell'Antologia “si segnalarono, fra tanti altri, Niccolò Tommaséo e Giuseppe Mazzini„: il Mazzini, che soli due scritti le diede. Al quale proposito, anche in un libro di fresco uscito alla luce, e che non iscarse notizie ha di editori e d'autori, si ripete che “parecchi suoi articoli„ diede il Mazzini all'Antologia; la quale il Vieusseux diresse “sino ai primi del '32„! Che piú? Lo stesso professore Angelo De Gubernatis afferma[2] che un articolo del Montani fu “involontaria cagione che l'Antologia fosse obbligata a cessare le sue pubblicazioni„!!
A queste, piú o meno gravi, inesattezze, altre molte di molti altri libri potrei aggiungerne (e alcuna qua e là ne addito, alcuna il lettore avvertirà da sé stesso): ma bastano di per sé sole le qui rammentate, a mostrare quanta, dirò cosí, la manchevolezza o l'inesattezza di cognizioni in chi ebbe pur a accennare, nelle sue linee piú generali, alla storia dell'Antologia.
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In un giornale di letteratura, che a' giorni suoi belli godette di buona rinomanza, comparve, non sono molt'anni, un articoletto, nel quale si asseriva che la storia dell'Antologia non piú fosse da scriversi. E l'autore di quell'articoletto, che non era un gran che e non valeva gran cosa, può con profitto risparmiare a sé la lettura di questo libro, nel quale mi sono appunto proposto di tutta narrare la storia del giornal fiorentino. Per gli altri (né forse son pochi), spero non aver fatto lavoro inutile in tutto.
Que' dodici anni di vita dell'Antologia ebbero nello svolgimento del pensiero italiano tale importanza, che molti per certo sono i libri ne' quali, piú o men brevemente, a quella vita si accenna: del come, giudichi il lettore da sé. Io rammento soltanto che in un libricciuolo (dove spesso è discorso di una Casa d'Est, quasi [viii] avesse anche a esserci una Casa d'Ovest), d'altre cose parlando si tocca dell'Antologia; e si dice il Vieusseux “un distinto giovane,... dotato di buoni studî, conosciuto da tutta la società intelligente fiorentina„; il quale “già dal 1817 dimorava in Firenze„: il Vieusseux, che anco innanzi al '17 vi era pur stato, ma ripartitone per lungo viaggio, solo nel '19 vi pose sua stanza; il Vieusseux, che aveva allora già oltrepassato il quarantesimo anno; l'educazione del quale, il Tommaséo, amico carissimo suo, riconosceva[1] “non assai letteraria„; che da sé stesso, anzi, confessava di “poco„ aver letto innanzi che l'attività sua gli aprisse altra via che quella de' commerci; e tanto conosciuto nel primo suo fermarsi in Firenze, che il Niccolini (ma non so s'egli facesse parte della “società intelligente„) il Niccolini, nell'aprile del '20 (tre mesi cioè dopo aperto al pubblico il Gabinetto), scriveva al Capponi: “Un certo Vieusseux ginevrino ha messo qui un gabinetto di lettura„.
Ma di troppe altre notizie, peregrine se non esatte, è ricco quel libricciuolo: né io voglio togliere al lettore il gusto di notarle da sé. Rammento invece un altro libro, nel quale poche pagine fanno parola dell'Antologia, e scarsi documenti vi sono riportati, e qualche epigramma, attinti all'Archivio di Firenze e altrove. Ma vegga il lettore se sia sistema di critica buono, mutare, come piú giovi o piú piaccia, i documenti che si allegano, e fin dividere a mezzo uno spiritoso [ix] epigramma! E in altro libro piú grosso, che pur tratta d'altre cose non male, nel fare menzione dell'Antologia i medesimi documenti si riportano co' mutamenti medesimi (quello dell'epigramma compreso), perché quantunque si citi in esso non di rado l'Archivio, quel libro piú grosso si nutre in verità del piú piccolo; come accade tra' pesci. Ma, quel che è peggio, rammento che in un trattato di letteratura, che pur va per molte scuole d'Italia, s'insegna a' giovani, che nell'Antologia “si segnalarono, fra tanti altri, Niccolò Tommaséo e Giuseppe Mazzini„: il Mazzini, che soli due scritti le diede. Al quale proposito, anche in un libro di fresco uscito alla luce, e che non iscarse notizie ha di editori e d'autori, si ripete che “parecchi suoi articoli„ diede il Mazzini all'Antologia; la quale il Vieusseux diresse “sino ai primi del '32„! Che piú? Lo stesso professore Angelo De Gubernatis afferma[2] che un articolo del Montani fu “involontaria cagione che l'Antologia fosse obbligata a cessare le sue pubblicazioni„!!
A queste, piú o meno gravi, inesattezze, altre molte di molti altri libri potrei aggiungerne (e alcuna qua e là ne addito, alcuna il lettore avvertirà da sé stesso): ma bastano di per sé sole le qui rammentate, a mostrare quanta, dirò cosí, la manchevolezza o l'inesattezza di cognizioni in chi ebbe pur a accennare, nelle sue linee piú generali, alla storia dell'Antologia.
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