Del romanzo storico e, in genere, de' compinimenti misti di storia e invenzione (annotato): edizione integrale arricchita da una biografia dettagliata e dal saggio "Dell'equivalenza manzoniana"
- biografia dettagliata
- saggio “Dell'equivalenza manzoniana”
SINOSSI
Alessandro Manzoni, celebrato autore de “I promessi sposi”, in età avanzata scrisse anche alcuni saggi sulla lingua e sulla letteratura.
Seppure padre putativo, ispiratore e maggiore esponente della corrente letteraria del romanticismo italiano, Alessandro Manzoni fu sempre molto schivo, non partecipò mai ai dibattiti e alle polemiche letterarie, si rifiutò sempre di scrivere sui giornali dell'epoca. Tuttavia espresse le proprie idee e opinioni, anche in maniera netta e decisa, con saggi e lettere.
Nel 1845 pubblicò “Del romanzo storico e in generale de componimenti misti di storia e d’invenzione”. Con tale dissertazione Alessandro Manzoni criticava apertamente tutte le opere non fondate esclusivamente sul vero, riconoscendo solo alla storiografia l'imprimatur morale. Quindi, sovvertiva le tesi sostenute nella sua precedente “Lettre à Monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tregèdie” e criticava apertamente il genere a cui apparteneva la sua opera migliore. Egli asseriva la inconciliabilità tra la Storia e la finzione. Alessandro Manzoni critico condannava l’Alessandro Manzoni scrittore.
La versione integrale qui presentata è arricchita dalla biografia dell’autore e dal saggio “Dell’equivalenza manzoniana”.
L’AUTORE
Alessandro Manzoni, inarrivabile autore de “I promessi sposi”, nacque a Milano nel 1785 da Don Pietro Manzoni e Giulia Beccaria, figlia di quel Cesare autore de “Dei delitti e delle pene”, sebbene si dicesse che in realtà fosse il frutto di una relazione adulterina della madre con Giovanni Verri, fratello cadetto di Alessandro e Pietro, noti esponenti dell'Illuminismo.
Dopo avere trascorso la sua gioventù presso alcuni collegi gestiti da religiosi nel milanese e in Svizzera, a trenta anni si riunì A Parigi con la madre appena rimasta sola a causa della morte del compagno Carlo Imbonati. Ivi conobbe e sposò con rito calvinista la prima moglie Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere, da cui ebbe dieci figli. All’età di trentacinque anni si convertì al cattolicesimo di stampo giansenista. Da quel momento la sua vita e la sua produzione artistica mutarono radicalmente.
Dopo la morte di del padre Don Pietro Manzoni, si trasferì definitivamente a Milano con tutta la famiglia.
La sua vita fu ricca di gioie e affetti, ma anche di molti dolori (le due mogli e ben otto dei suoi figli gli premorirono).
Studioso e letterato, dedicò tutta la sua vita alla poesia, di cui di lascia opere immortali quali “Marzo 1821” e “Cinque maggio”, e alla stesura de “I promessi sposi”, il romanzo romantico e risorgimentale per antonomasia, capolavoro assoluto dell’Ottocento, a cui lavorò indefessamente per quasi trenta anni. “I promessi sposi”, opera rivoluzionaria che ebbe un successo di pubblico e di vendite senza pari che si protrae sino ai giorni nostri, procurò ad Alessandro Manzoni fama internazionale, ma nessun ritorno di natura economica.
Morì ottuagenario nel 1873, acclamato come patriota e padre della lingua italiana moderna.
In suo onore Giuseppe Verdi compose ed eseguì una “Messa da requiem”.
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