I capitoli (completo)
Con che rime giammai o con che versi
canterò io del regno di Fortuna,
e de’ suo’ casi prosperi e avversi?
E come iniuriosa ed importuna,
secondo iudicata è qui da noi,
sotto il suo seggio tutto il mondo aduna?
Temer, Giovan Battista, tu non puoi,
né debbi in alcun modo aver paura
d’altre ferite che de’ colpi suoi;
perché questa volubil creatura
spesso si suole oppor con maggior forza,
dove più forza vede aver natura.
Sua natural potenza ogni uomo sforza;
e ‘l regno suo è sempre violento,
se virtù eccessiva non l’ammorza.
Ond’io ti priego che tu sia contento
considerar questi miei versi alquanto,
se ci sia cosa di te degna drento.
E la diva crudel rivolga intanto
ver di me gli occhi sua feroci, e legga
quel ch’or di lei e del suo regno canto.
E benché in alto sopra tutti segga,
comandi e regni impetuosamente,
chi del suo stato ardisce cantar vegga.
Questa da molti è detta onnipotente,
perché qualunche in questa vita viene,
o tardi o presto la sua forza sente.
Costei spesso gli buon sotto i piè tiene,
gl’improbi innalza; e se mai ti promette
cosa veruna, mai te la mantiene.
E sottosopra e regni e stati mette
secondo ch’a lei pare, e’ giusti priva
del bene che agli ingiusti larga dette.
Questa incostante dea e mobil diva
gl’indegni spesso sopra un seggio pone,
dove chi degno n’è, mai non arriva.
Costei il tempo a suo modo dispone;
questa ci esalta, questa ci disface,
senza pietà, senza legge o ragione.
Né favorire alcun sempre le piace
per tutt’i tempi, né sempre mai preme
colui che ‘n fondo di sua rota giace.
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