Gianbattista è un ragazzo fuori dal comune: fin dalla nascita non sente il dolore fisico e non prova emozioni. Orfano di madre, viene cresciuto dal padre, custode di un cimitero di campagna, che non è però in grado di educarlo ai sentimenti. Ma il ragazzo vuole imparare a conoscerli e per farlo osserva le reazioni emotive delle persone cui causa di proposito dolore, fisico e morale. Per acquisire "conoscenza" non si ferma di fronte a nulla, neanche davanti al male assoluto. Il mondo e le emozioni umane, però, si rivelano più complicati di quanto possa immaginare e Gianbattista rimane inebriato, poi stordito e infine travolto da ciò che scopre, compreso il grande amore per una ragazza. La sua crescita porta a un finale appassionato, crudele, struggente e inaspettato. "Fuoco Fatuo" è un romanzo romanticamente macabro che si situa all'incrocio di diversi generi letterari: nella cornice di un peculiare bildungsroman si passa dal fantastico all'horror con atmosfere surreali che ci ricordano i film di Tim Burton e Il Profumo di Patrick Süskind.
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Ammetto anche che il libro non è facile da leggere: ha bisogno di tempo, di concentrazione e di assimilazione; lo scrittore è stato bravissimo e mi ha completamente incantata con quei mondi grotteschi e romantici – soprattutto la parte dei fuochi fatui e del cinematografo con la trasmissione del primo Nosferatu mi ha fatta impazzire! – eppure sento che il finale poteva venire meglio, poteva non correre cosi come ha corso ed ultimato quella giostra tetra e stridula che aveva girato e girato per tanti capitoli. Alla fine arriva lei, la morte, che come una madre si riprende gelosamente suo figlio e se lo porta via.
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