LA LEGGENDA DI COLAPESCE (Filastrocca moderna di un’antica leggenda)
Mimmo Mòllica ha riscritto in versi e strofe, in lingua italiana, la leggenda di Colapesce, un ragazzo di Messina, figlio del mare di Sicilia bella. Cola guardava il mare e gli parlava, raccontava alle onde i suoi segreti, e il mare come amico l’ascoltava, erano ore felici e giorni lieti. Cola nuotava tra Torre Faro e il gran Capo Peloro, per ore ed ore, per un giorno intero in cerca di quell’unico tesoro: fermar del mondo la falange ostile, rendere mari e cosmo più accoglienti ed il Pianeta sempre più civile, dare un mondo migliore ai discendenti.
"Quanto è profondo il mare!" disse Cola. Quanti misteri poi volle svelare di quell’ambiente a lui piuttosto ignoto: curiosità, silenzio, buio e misteri… Colapesce vide che nei fondali c’era tanta vita, pesci, antri e crateri; che non è abisso di paurosi mostri. I mostri che ci posson spaventare sono soltanto nella nostra mente.
Gli abissi oscuri a volte sono in noi, fantasmi dell’inconscio e del pensiero, figli della paura, quando smarriamo la rotta ed il sentiero. Il mistero più grande della Terra è regolare il clima del Pianeta, stemperando le emissioni di gas serra, ma l’uomo pensa solo alla moneta.
«Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche. Il pensiero, come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. Così stanno bruciando il mare. Così stanno uccidendo il mare. Così stanno umiliando il mare. Così stanno piegando il mare». (Lucio Dalla, Com'è profondo il mare)
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