Hilarotragoedia (Biblioteca Adelphi)
Accompagnato dalle precedenti considerazioni dell’autore, sotto forma di anonimo segnalibro, "Hilarotragoedia" apparve nel 1964. Era il primo libro di Giorgio Manganelli. E si può dire che in rarissimi casi un primo libro abbia presentato un oroscopo così eloquente del suo autore. Fin dall’inizio qui si mostra che, per Manganelli, la letteratura si riconduce, come al Genere dei Generi, al viaggio agli inferi, alla Nekya. Di «adediretti» in "Hilarotragoedia" si parla a lungo, ma perché la parola stessa, la parola letteraria, è per Manganelli innanzitutto chiamata a trafficare con gli spiriti. La letteratura è qui eredità sciamanica, dove al tamburo si sostituisce l’esercizio retorico. Ma il viaggio, il rischio, l’ombra, le voci: tutto questo corrisponde. Non dovrà dunque credere il lettore alle parole di accattivante e beffarda mendacia che Manganelli ha premesso al suo primo libro. E, con questo gesto di diffidenza, avrà già compiuto il primo passo del viaggio nella "Hilarotragoedia", uno dei più avventurosi che la lingua italiana abbia compiuto in questi anni.
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La palude definitiva (Fabula)
Questo romanzo, l’ultimo scritto da Giorgio Manganelli prima della morte nel 1990, è tutto una visione corrusca, l’allucinazione di un teologo, la ricognizione di un luogo «in cui è difficile entrare e impossibile uscire». Questo luogo è detto «la palude definitiva», ma non ha altro nome. Vi entra chi ha commesso una colpa, ma non sa quale. A mano a mano che seguiamo il narratore e il suo ...
Giorgio Manganelli — Adelphi
Nuovo commento (Biblioteca Adelphi)
Se volessimo dividere in fasi l’opera di Manganelli, il "Nuovo commento" (1969) apparterrebbe sicuramente a quella che potremmo definire «eroica», in cui lo scrittore, impugnata una lancia istoriata di segni, tentò di raggiungere il luogo da cui sgorgano i segni stessi, vero «pozzo natale e mortale», nonché «sole nero» di ogni scrittura. Presupposto vertiginoso e altamente astratto, da cui però...
Giorgio Manganelli — Adelphi
Agli dèi ulteriori (Biblioteca Adelphi)
«Che io sia Re, mi pare sia cosa da non dubitare. V’è in me un modo regale di pensare, di opinare, di fantasticare, che non finisce di stupirmi e di allietarmi. Non riesco a pensare a cose umili e povere; ogni cosa deve avere un nome, collocarsi in una gerarchia, incedere o strisciare, ma in modo emblematico. Penso alle aquile; specie al primo dilùcolo, nel silenzio tra notte e giorno, nel ...
Giorgio Manganelli — Adelphi
Ti ucciderò, mia capitale (Biblioteca Adelphi)
Avventurandosi in questa silloge di scritti inediti, stesi fra il 1940 e il 1982, chiunque pensasse di conoscere Manganelli dovrà ricredersi, giacché l’intera sua produzione risulta illuminata come da una luce radente – quella che emana da un laboratorio segreto e pieno di sorprese. A partire dal tenebroso racconto che dà il titolo al volume: «M’ero disegnato il suo corpo come una mappa, con ...
Giorgio Manganelli — Adelphi
Emigrazioni oniriche: Scritti sull’arte
«Che bello non essere di professione critico d’arte, ma andar vagabondando ad adocchiare tele e disegni, e dir sciocchezze» proclama Manganelli nell’affrontare la pittura del Pitocchetto. In effetti, sarebbe arduo ravvisare in lui la serietà benpensante dello specialista: diffida dei musei, frutto di «una macchinazione, una prepotenza, una frode»; ...
Giorgio Manganelli
Vita di Samuel Johnson (Piccola biblioteca Adelphi)
Marcel Schwob ha scritto che se Boswell fosse riuscito a concentrare in dieci pagine la sua monumentale "Vita di Samuel Johnson", avrebbe dato alla luce l’opera d’arte tanto attesa. Quasi raccogliendo la sfida, Giorgio Manganelli scrisse nel 1961 questo trattatello, che rappresenta una stupefacente ‘biografia sintetica’ e insieme un geniale ritratto collettivo dove – sullo sfondo di una Londra ...
Giorgio Manganelli — Adelphi