Odissea di Penelope: Il Mito negli occhi di chi resta
E se l’Odissea non fosse davvero la storia di un uomo che torna, ma quella di una donna che ha imparato a vivere senza di lui?
“Odissea di Penelope” di Antonio Nobili rovescia il mito più famoso di sempre e lo costringe a parlare al nostro presente. Non seguiamo Ulisse tra mostri e tempeste, ma restiamo a Itaca, nella casa svuotata, accanto a una donna che per vent’anni regge il peso dell’assenza, del desiderio, del dubbio. Penelope non è più la santa dell’attesa, l’icona impeccabile della fedeltà: è una donna di oggi, lucida e ferita, capace di amore e di rabbia, di tenerezza e di rifiuto, che osa porsi la domanda che nessuno le ha mai concesso: “Se lui torna, io chi sarò accanto a lui? Ho davvero il dovere di perdonare?”
Attorno a lei si muovono voci che l’epica ha lasciato ai margini: Atena, sguardo ironico e dolente sulle guerre degli uomini; la Nutrice, memoria vivente di Itaca, che riconosce Ulisse non dalla gloria ma da una cicatrice; Briseide, schiava di guerra e corpo usato come trofeo; Didone, regina abbandonata, eco di altre storie sacrificate al “destino” degli eroi. La guerra non è più solo eserciti e cavalli di legno, ma letti disfatti, stanze chiuse, corpi spostati da una tenda all’altra, parole taciute per anni.
Al centro della scena c’è il letto costruito intorno a un ulivo vivo: non solo prova di identità, ma domanda bruciante su ciò che resta davvero stabile in una storia d’amore dopo la lontananza, i tradimenti, i fantasmi. Il vero rischio non è morire in mare, ma sopravvivere al ritorno. Ulisse non rientra come eroe trionfante: porta addosso il peso delle proprie menzogne e deve affrontare lo sguardo di chi ha retto la sua assenza. Penelope, dal canto suo, non è più obbligata al sì: può scegliere, può desiderare, può dire no.
Scritto con una lingua teatrale viva, carnale, emotiva, questo testo non è una semplice “versione moderna” del mito, ma una riscrittura radicale che porta finalmente in primo piano lo sguardo femminile. È un libro che parla a chi ama i classici ma vuole sentirli vibrare nel presente; a chi conosce l’attesa, l’assenza, il tradimento; a chi ha paura di tornare “a casa” e scoprire di non riconoscerla più.
Se desideri ascoltare Penelope parlare davvero, vedere Ulisse spogliato della sua gloria e messo di fronte alle sue responsabilità, se vuoi che un racconto antico ti tocchi in un punto molto intimo e contemporaneo, questa storia è per te.
Lascia che il viaggio cominci non dal mare, ma dalla stanza più segreta di Itaca: quella in cui non comandano più gli dèi, ma solo il coraggio della verità.
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