Il millimetro di luce: Una città che impara la misura: sedia libera, nodi che si aprono e restituzioni senza platea

Una casa sul porto. Una cornice che trattiene per un attimo la luce. Una donna che decide di imparare il peso giusto delle parole e dei gesti. Da questa promessa minima nasce un romanzo di stanze, mestieri e restituzioni. Dentro ci sono una campanella, un tavolo di misure, tre note e una quarta che finalmente si posa, un bordo a vite ricamato dalla parte della luce, una sedia lasciata apposta vuota.

Il millimetro di luce racconta come una città impara a bussare e ad aspettare la risposta, a dire no senza ferire, a restituire senza ricevute, a fare pace con il tempo. Elena, Teresa, Marta, Daria, un violinista al molo, un artigiano di cime, una giornalista che scrive senza aggettivi e un prete che parla in sillabe brevi compongono il coro di una comunità che si riallinea con piccoli strumenti. L’archivio, la stanza alta, la scuola e il chiostro diventano luoghi dove le parole si siedono e i gesti si spiegano.

Questo libro è per chi ama le storie che non urlano e le case che stanno in piedi con pochi chiodi buoni. Per chi sa che il bene, quando lavora, non fa scena. Per chi è disposto a riconoscere una rivelazione nell’odore di pioggia su pietra, in una goccia di agrumi sulle mattonelle, in un no che protegge un sì. Il resto lo farà quel millimetro di luce che arriva puntuale e non pretende.

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