Il caso dell'ambrosia rossa

Non ho chiesto di salvare l’Olimpo. Solo di sopravvivere un'altra giornata

Telamone non è un eroe.
Non lo è mai stato, e non ha alcuna intenzione di diventarlo.
Figlio minore di Hermes — il che già basterebbe come maledizione — lavora per l’amministrazione dell’Olimpo, un luogo dove l’eternità si misura a moduli compilati e le divinità litigano più per prestigio che per fede.
Ufficialmente, si occupa di inventari sacri e incidenti di lieve entità.
Ufficiosamente, finisce sempre in mezzo ai guai.
Quando una partita di ambrosia muta colore e un dio scompare durante un banchetto, il cielo entra nel panico e qualcuno decide che l’unico abbastanza inutile da occuparsene è lui.
Peccato che dietro al mistero ci sia molto più di un errore di mescita: antichi esperimenti, memorie divine fuori controllo e una rete di segreti che nessuno vuole ammettere.
Tra Atena, che pensa di sapere tutto, Dioniso, che dimentica persino se stesso, e Afrodite, che sa esattamente come confondere chiunque, Telamone dovrà districarsi in un’indagine che mette in discussione l’immortalità stessa — e, incidentalmente, la sua già fragile pazienza.
Ironico, scettico e ostinatamente fuori posto tra gli dèi, Telamone di Dardania affronta il caos come affronta la vita: con troppo sarcasmo, un’inclinazione per la verità sbagliata e la fastidiosa tendenza a fare la cosa giusta solo quando è l’unica opzione rimasta.
Un giallo divino pieno di inganni, ambrosia e battute fuori luogo, dove il confine tra fede e burocrazia è sottile quanto la distanza tra la verità e la prossima catastrofe.

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