La potenza dello sguardo
Un viaggio ideale alla scoperta dei segreti di un gigante della fotografia mondiale.
«Io credo che il lavoro del fotografo consista nella stesura di una carta geografica più che nel seguire una linea retta; nel costruire una specie di mappa sulla quale ognuno può trovare la sua strada pur muovendosi all’interno di una serie di regole prestabilite».
Luigi Ghirri
«La fotografia per Ghirri risponde a un modo di abitare la vita. È una ricerca volta a trattenere il momento in cui le immagini si fissano all’interno dei nostri occhi per un tempo indeterminato, prima che si ritorni a inseguire i propri pensieri o ad assecondare l’impegno del proprio fare».
Riccardo Panattoni
Le fotografie di Luigi Ghirri, semplici solo in apparenza, sono dispositivi capaci di svelare l’invisibile nel visibile, la memoria nell’effimero, l’intimità nell’ordinario: le immagini si offrono allo sguardo come esperienze da vivere e fruire con lenta consapevolezza, al confine tra conosciuto e ignoto, tra assenza e presenza, tra memoria e futuro. In un dialogo tra fotografia e pensiero filosofico, Riccardo Panattoni rilegge i capolavori della poetica ghirriana.
Partendo da quattro tra le più celebri opere del fotografo, l’autore mette in discussione le modalità di esperire e di pensare il tempo, lo spazio, le relazioni e il paesaggio come «nostra cifra epocale», intrecciando percezioni visive e riflessione filosofica.
Panattoni si interroga inoltre sul permanere dell’umano in un mondo in cui la moltiplicazione delle immagini a un ritmo sempre più vertiginoso è ormai assurta a paradigma. Nella speranza che la fotografia possa continuare a essere anche oggi quello che è stata fin dall’inizio per Luigi Ghirri: «una grande avventura, del pensiero e dello sguardo, un giocattolo magico che riesce a coniugare il grande e il piccolo, le illusioni e la realtà, il tempo e lo spazio, la nostra adulta consapevolezza ed il fiabesco mondo dell’infanzia».
«Io credo che il lavoro del fotografo consista nella stesura di una carta geografica più che nel seguire una linea retta; nel costruire una specie di mappa sulla quale ognuno può trovare la sua strada pur muovendosi all’interno di una serie di regole prestabilite».
Luigi Ghirri
«La fotografia per Ghirri risponde a un modo di abitare la vita. È una ricerca volta a trattenere il momento in cui le immagini si fissano all’interno dei nostri occhi per un tempo indeterminato, prima che si ritorni a inseguire i propri pensieri o ad assecondare l’impegno del proprio fare».
Riccardo Panattoni
Le fotografie di Luigi Ghirri, semplici solo in apparenza, sono dispositivi capaci di svelare l’invisibile nel visibile, la memoria nell’effimero, l’intimità nell’ordinario: le immagini si offrono allo sguardo come esperienze da vivere e fruire con lenta consapevolezza, al confine tra conosciuto e ignoto, tra assenza e presenza, tra memoria e futuro. In un dialogo tra fotografia e pensiero filosofico, Riccardo Panattoni rilegge i capolavori della poetica ghirriana.
Partendo da quattro tra le più celebri opere del fotografo, l’autore mette in discussione le modalità di esperire e di pensare il tempo, lo spazio, le relazioni e il paesaggio come «nostra cifra epocale», intrecciando percezioni visive e riflessione filosofica.
Panattoni si interroga inoltre sul permanere dell’umano in un mondo in cui la moltiplicazione delle immagini a un ritmo sempre più vertiginoso è ormai assurta a paradigma. Nella speranza che la fotografia possa continuare a essere anche oggi quello che è stata fin dall’inizio per Luigi Ghirri: «una grande avventura, del pensiero e dello sguardo, un giocattolo magico che riesce a coniugare il grande e il piccolo, le illusioni e la realtà, il tempo e lo spazio, la nostra adulta consapevolezza ed il fiabesco mondo dell’infanzia».
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