QUANDO GLI DEI SCESERO IN ITALIA: cominciando dalla Sicilia

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QUANDO GLI DEI SCESERO IN ITALIA: cominciando dalla Sicilia
Autore
Aldo VINCENT
Pubblicazione
04/06/2025
TERZA EDIZIONE AMPLIATA E RIOVATA 2025

Quando nella notte dei tempi Aurora dalle rosee dita accarezzò di luce il mondo, Cadmo non aveva ancora sepolto i denti di drago inventando la scrittura, che è composta da segni senza senso a cui corrispondono suoni senza significato ma che facendoli scorrere come si fa con un moderno nastro magnetico si ottiene una sequenza sonora che assomiglia alla parola, protesi del nostro pensiero che ci serve per comunicare non solo qui e adesso ma che i sacerdoti le facevano scolpire nella pietra dei templi affinchè rimanesse per sempre nella memoria. Ai più eruditi Romani invece, l’eternità della scrittura non interessava più di tanto. Infatti loro la scrivevano leggera sui papiri per lasciarla correre veloce lungo le loro strade e portare ordini e disposizioni nel minor tempo possibile. In sostituzione dell’occhio che avrebbe sezionato, esplorato, messo in ordine, il sacerdote del tempio davanti ad un domanda precisa, come strumento per la risposta usava l’orecchio, misterioso, sorprendente, evocativo e insieme ad una risposta di buon senso (il suo) ci infiorava come ornamento una storia che aveva sentito a cui credeva e il cui rimbalzare costituiva un embrione liturgico che affondava le sue radici nel Mito cioè una narrazione di gesta straordinarie compiute da dei, semidei, eroi o mostri. Una forma di espressione culturale universale, presente in tutte le civiltà e in ogni epoca storica.
Ecco che se tu fossi andato dal sacerdote a chiedere quali fossero le origini di Delfi egli ti avrebbe risposto parlandoti di Delfo, figlio di Poseidone e Melanto, figlia di Deucalione e nipote di Prometeo, che giacere con lei si trasformò in un delfino. Delfi, appunto. Ma prima della scrittura che permise all’occhio di selezionare, scegliere, mettere le cose in sequenza nel tempo, il Mito, cioè i racconti, si sovrapposero, si moltiplicrono senza preoccuparsi del prima e del dopo, del qui e altrove. Così in altri luoghi vecchi aedi venuti da lontano ti avrebbero raccontato dell'intervento di Apollo contro il drago-serpente Pitone figlio di Gea che Apollo decise di uccidere per aver insidiato sua madre Latona mentre era incinta di lui. Il mostro viveva sul monte Parnaso e Apollo con le sue frecce lo fece fuggire a Delfi dove viveva Delfine, il drago-compagna di Pitone. Apollo lo inseguì anche nel tempio. Gea, oltraggiata, in onore di Pitone chiese l'intervento di Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi pitici, costringendo Apollo a presiederli per penitenza. Apollo, dopo essersi purificato andò a cercare il dio Pan, da cui ottenne i segreti dell'arte divinatoria, divenendo il protettore e creatore dell'oracolo delfico costringendo la sacerdotessa, detta pitonessa o Pizia, a servirlo.
Secondo la mitologia greca, Trofonio e Agamede erano architetti leggendari a cui viene attribuita la costruzione del primo Tempio di a Delfi, quello che precedette le successive ricostruzioni.

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