Mancò la fortuna non il valore
Dal deserto di El Alamein fino ai ghiacci del Don in Russia, ovunque gli italiani abbiano combattuto nella Seconda guerra mondiale si sono distinti per coraggio, e avrebbero perso solo per ‘sfortuna’ e per la superiorità materiale del nemico. Ma fu davvero così?
L’Italia ha partecipato alla Seconda guerra mondiale perché costretta dall’alleato nazista? I soldati mandati in guerra dal fascismo hanno combattuto con coraggio e sono stati sconfitti a causa della sovrabbondanza di uomini e mezzi di inglesi, russi e americani? È stata, dunque, solo la ‘sfortuna’ a piegare la volontà guerriera del fascismo?
In realtà, Mussolini fu un pessimo leader militare circondato da una casta militare connivente che ne assecondò i progetti imperiali nel Mediterraneo e nei Balcani. Il regime aveva sognato di trasformare il nostro Paese in una grande potenza, sovvertendo l’ordine mondiale assieme agli alleati tedeschi e giapponesi. Alla prova dei fatti, questo sogno si rivelò per quello che era in realtà, ovvero una fantasia evanescente, come mostrarono presto sconfitte, fame e bombardamenti. Senza una chiara strategia e frustrate, le forze armate fecero ricorso, nei territori occupati, alla violenza contro i civili e a crimini di guerra.
A mancare non furono la fortuna o il valore ma la capacità di fare quella guerra verso cui il fascismo aveva teso per vent’anni.
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Fabio De Ninno — Editori Laterza