I soldi della Contessa: seconda edizione
Marta Kusch, conosciuta come "la Contessa" per la sua relazione con il conte Marco Ottaviano Borgoncelli, trovò una morte brutale il 5 maggio 1945 a Pedavena (Belluno), a guerra ormai conclusa. Il suo compagno, ex ufficiale delle SS italiane, era stato giustiziato nell'autunno del 1944. Ma il destino della donna non fu legato alla politica o alla Resistenza: fu il denaro il vero movente del suo assassinio.
Le indagini storiche, basate su un corpus di 500 documenti conservati all’Archivio di Stato di Venezia, tracciano il profilo di una donna priva di legami compromettenti con il passato fascista. Le testimonianze raccolte dai magistrati e dai carabinieri, insieme alle dichiarazioni di 32 testimoni, escludono ogni coinvolgimento in crimini di guerra. Marta Kusch fu vittima di un omicidio premeditato, orchestrato per impossessarsi della sua ingente disponibilità economica.
Il denaro della Contessa era destinato al pagamento degli operai impiegati nei cantieri della Todt nel Feltrino. Secondo le fonti ufficiali, si parlava di quattro milioni di lire, ma l'ipotesi dell'autore dello studio suggerisce che la somma fosse ben più consistente, fino a dieci milioni di lire del 1945, equivalenti a circa un milione di euro odierni. Un bottino che fece gola a chi, in quei giorni di confusione post-bellica, poteva agire nell'impunità del vuoto di potere.
Gli imputati, processati a Belluno, si appellarono alla strategia difensiva già vista nei processi di Norimberga: "Abbiamo eseguito un ordine". Ma quell'ordine non esisteva, né scritto né verbale. Marta Kusch fu eliminata senza interrogatorio né processo, probabilmente per impedirle di denunciare il furto subito.
Alla fine, la giustizia si dimostrò clemente. Tutti gli accusati furono scarcerati entro due anni grazie all’Amnistia Togliatti, nonostante fosse chiaro che l’omicidio non avesse alcun legame con la guerra o la Resistenza. Un delitto che rimase impunito, sepolto sotto il peso della storia e dell’oblio.
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