Le indagini del capitano Diamante. Ediz. a colori
Antonio Venditti è autore della nuova opera dal titolo Le indagini del capitano Diamante, che è una trilogia: le tre distinte opere, già pubblicate separatamente, sono unite nella presente edizione, perché strettamente connesse.
Nel primo libro Rosso di luna, la “scena del crimine” è inconsueta: l’incendio notturno di un monte, dove non c’è la classica “vittima” umana, semmai subito in rilievo è la qualità della vita che soccombe, per colpa degli ignoti piromani.
Il capitano Attilio Diamante, comandante della Compagnia dei Carabinieri Forestali, è incaricato dal Procuratore della Repubblica di condurre le difficili indagini, contrastate dai consolidati “poteri”, per il perseguimento degli interessi materiali che sono sempre e dovunque gli stessi: l’arricchimento con le speculazioni d’ogni tipo, il controllo dei “centri” di spesa pubblica, con l’astuto e disinvolto accaparramento dei “posti di comando” politici e amministrativi, nello svilimento della democrazia, con l’autoritario controllo sul “popolo” quasi totalmente asservito al potentato locale.
Ma il lettore si starà domandando: si troveranno i colpevoli e ci sarà il rituale “cadavere”? Basta cominciare a leggere il romanzo, che lascia con il fiato sospeso fino all’ultimo, rientrando così pienamente nei canoni del giallo.
Nel secondo libro Al bar delle delizie l’ambiente resta lo stesso, come pure i principali personaggi cui si deve far riferimento; se ne aggiunge qualche altro di maggiore o minore rilievo, per la configurazione della nuova vicenda.
Il fatto criminoso è l’”avvelenamento collettivo”, durante una festa popolare. Il titolo fa risaltare la centralità del “bar” (della famiglia Delizioso) , come luogo di ritrovo e centro di aggregazione della comunità; e nel caso specifico è direttamente implicato nell’indagine.
Il capitano Diamante dei Carabinieri Forestali svolge con il consueto impegno le indagini, ma trova un muro di omertà e diffidenza che sembra invalicabile. Ciò nondimeno l’accorto investigatore tira dritto per la sua strada, senza farsi intimorire, né fuorviare dalle contrarietà.
Risulta chiara la dinamica del crimine, che è l’avvelenamento del vino consumato durante la “sagra” popolare, senza effetti letali, ma con ripercussioni più o meno gravi sulla salute di un gran numero di partecipanti all’evento festoso trasformatosi in dramma. Emergono indizi e prove nei confronti di alcune persone note e meno note, ma sfuggono ancora le presumibili responsabilità a livello più elevato.
Nel terzo libro L’imbrattaterra è subito evidente il legame strettissimo con le altre, perché i risultati delle precedenti indagini non sono stati esaustivi. Ne hanno piena consapevolezza il capitano Diamante e il procuratore Valdimore, che pure ha rinviato a giudizio alcuni indagati, forse colpevoli come esecutori o ad altro titolo, ma non come ispiratori e mandanti dei “crimini” già perpetrati.
Il nuovo fatto criminoso è l’interruzione improvvisa della “raccolta dei rifiuti”, lasciati a marcire per giorni, con le immaginabili conseguenze e reazioni, tra cui un grave “tumulto popolare” contro le autorità comunali. È insolito il risultato della sommossa popolare, che di fatto spinge l’amministrazione comunale a cambiare politica, non soltanto nelle ipocrite e vacue parole propagandistiche, ma in uno sforzo incredibile, prima per ripulire il paese, poi per impedire il ripresentarsi del grave problema, nocivo alla salute dei cittadini e al decoro, con tutte le misure necessarie, tra cui principalmente il ripristino e l’incremento della raccolta differenziata dei rifiuti. Le ingenti spese sono sostenute con prestiti garantiti personalmente dal maggiore esponente del potere locale, il quale gestisce i capitali non in proprio, ma per procura del noto “capo assoluto”, emigrato all’estero. Reciso repentinamente il legame, crolla tutto e, dalle macerie, gli investigatori fanno emergere un’antica pista che porterà alla definitiva risoluzione dei casi collegati.
Le indagini si concludono con l’individuazione certa, con tanto di testimonianze e di inoppugnabili prove, dell’individuo che miseramente ha svolto sempre il ruolo immondo e funesto di imbrattatore della Terra.
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