Volevo immaginare e raccontare, forse per un senile rigurgito di paternità mancata, una ragazza con la testa, bella e simpatica.
Più che altro mi sembra ne sia sortita una tipaccia divertente e spregiudicata. Sarà proprio per questo che mi sono subito affezionato a lei, un metro e ottantatré di bionda con gli occhioni blu, così ingenua e affamata d’amore, eppure ironica, premurosa e di buon cuore.
Hjördis, così l’ho chiamata (del resto è svedese anche se per metà veneziana), si pone dinanzi alla vita con ambizione e coraggio e sfida le prove che quella le impone sempre col sorriso sulle labbra. Affronta con innocente ironia le contraddizioni, talora banali, che l'esistenza ci riserva; considera e patisce le ingiustizie e le differenze che non sono risolvibili e che molto spesso tutti ci troviamo a dover accettare.
La lascio ancora giovane ma già matura abbastanza per andare dove vuole; la lascio ad un nuovo incipit, una nuova pagina che potrà scrivere anche da sola, probabilmente molto meglio di come l’ho descritta io.
Vola sempre più alto, Hjördis, perché hai ormai tutto ciò che ti serve per poterlo fare.
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