Pania

- Autore
-
Valerio Caiazza
- Pubblicazione
- Non ancora pubblicato
- Categorie
Lo spirito racchiuso ed espresso dall’opera risiede forse proprio nell’ambiguità del titolo spesso interpretato solo come rimando classico mentre proprio le violente variazioni di stile e fonetiche tra posatezza eternizzante di classicità e violenza dinamica quasi sprezzante racchiudono di più e si realizzano o nella contrapposizione della poesia nella struttura dell’opera o all’interno di una stessa lirica.
Pania è letteralmente l’impasto di vischio e bacche che si poneva sui rami per attirare gli uccelli con le bacche e imprigionarli con le zampe nel vischio
L’autore Valerio Caiazza così motiva il titolo:
Pania sembrebbe alludere alla percezione della totalità delle cose, di un intiero in espansione di un senso di vita silvestre e di fremiti notturni di foglie come respiri di cosmo. Ma non è così. Non del tutto forse. Pania è l'impasto di vischio e bacche o molliche che attira e cattura avvincendoli sul ramo dove un cacciatore sadico a tradimento li raccoglierà con freddezza. Pania è l'oscura e ambigua fascinazione della bellezza, vista come miraggio, aspirazione edenica, ardore estatico dopo una sete di un'esistenza feroce, che sembra Oasi e albergo dell'anima. E invece è inganno. Ma è anche Pania, tutte le cose, un cosmo di ombre e luci d'inganno di tremori estasi e terrori. Ma anche di riflessione e di riscatto nell'essere, di maturazione in un cupio dissolvi passionale e poi post passionale. E se dovessi definirgli un senso più puramente individuale direi che è la rifrazione della frammentazione e ricomposizione ideale mentale e emotiva del poeta in un cosmo non racchiudibile ne definibile e per quest’ultimo aspetto non è mai veramente un io lirico individuale anche quando si riferisce e addita alle mie esperienze più dolorose.
Pania è letteralmente l’impasto di vischio e bacche che si poneva sui rami per attirare gli uccelli con le bacche e imprigionarli con le zampe nel vischio
L’autore Valerio Caiazza così motiva il titolo:
Pania sembrebbe alludere alla percezione della totalità delle cose, di un intiero in espansione di un senso di vita silvestre e di fremiti notturni di foglie come respiri di cosmo. Ma non è così. Non del tutto forse. Pania è l'impasto di vischio e bacche o molliche che attira e cattura avvincendoli sul ramo dove un cacciatore sadico a tradimento li raccoglierà con freddezza. Pania è l'oscura e ambigua fascinazione della bellezza, vista come miraggio, aspirazione edenica, ardore estatico dopo una sete di un'esistenza feroce, che sembra Oasi e albergo dell'anima. E invece è inganno. Ma è anche Pania, tutte le cose, un cosmo di ombre e luci d'inganno di tremori estasi e terrori. Ma anche di riflessione e di riscatto nell'essere, di maturazione in un cupio dissolvi passionale e poi post passionale. E se dovessi definirgli un senso più puramente individuale direi che è la rifrazione della frammentazione e ricomposizione ideale mentale e emotiva del poeta in un cosmo non racchiudibile ne definibile e per quest’ultimo aspetto non è mai veramente un io lirico individuale anche quando si riferisce e addita alle mie esperienze più dolorose.
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