I Malavoglia

“I Malavoglia” è il romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881.
Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori, i Toscano (detti i Malavoglia), che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese nei pressi di Catania.
La famiglia vive nella “casa del nespolo” da tante generazioni e possiede una barca, la “Provvidenza”, a cui i membri affidano le sorti della loro vita. La “Provvidenza” naufraga, trascinando nella rovina l’intera famiglia. 
Il romanzo ha un'impostazione corale e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino tragico ed inevitabile.
I temi principali sono gli affetti familiari e, come dice lo stesso autore nella prefazione, le “prime irrequietudini per il benessere”.
Questi temi sono l’occasione per far emergere il cosiddetto ideale dell’ostrica: così come le ostriche, se staccate dallo scoglio, muoiono, così i personaggi, allontanandosi dal modello di vita consueto per migliorare le proprie condizioni, finiscono per soccombere. Soltanto quelli che si adattano alla loro condizione possono salvarsi.

Un classico da leggere e rileggere per conoscere o riscoprire una delle più celebri storie della letteratura italiana.


L’autore
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 in un’agiata famiglia di proprietari terrieri. Educato in un ambiente di idee liberali, mostra ben presto un particolare interesse per la letteratura. Inizia sin da subito a dedicarsi interamente all’attività di scrittore e giornalista abbandonando gli studi universitari di Legge. All’arrivo dei Mille (nel 1860) Giovanni Verga si arruola nella Guardia Nazionale Garibaldina, partecipando anche ad azioni militari.
Dal 1869 soggiorna a Firenze frequentando gli ambienti letterari. Qui conosce gli scrittori Luigi Capuana e Federico De Roberto che, assieme a Verga, saranno i principali esponenti di un nuovo movimento letterario: il Verismo.
Nel 1893 lo scrittore si ritira a Catania dove trascorre gli ultimi trent’anni della sua vita, in solitudine e lontano da ogni impegno, scrivendo pochissimo.
Muore nel 1922.

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